domenica, maggio 28, 2006

voce e comunicazione

La comunicazione orale viene organizzata dai suoni del linguaggio (fonemi), ed è coadiuvata da una vasta serie di segnali extra-verbali (ampie vestigia del passato), volti a sostenere il significato dell’informazione in uscita.
Questi segnali vengono solitamente riconosciuti e divisi in tre gruppi: psicologici, sonori e fisici.

Per “segnali psicologici” si intende la nostra capacità di saper aderire consciamente agli aspetti contestuali emergenti all’interno di un dato evento comunicativo.
Una capacità molto complessa, che a livello evolutivo è insorta solo recentemente e che interessa principalmente i centri di “attenzione superiore” (coscienza). Stiamo, in sostanza, parlando della capacità di comunicare a “l’altro da sé”.

I “segnali sonori” legati agli aspetti prosodici della comunicazione orale vengono distinti in tre funzioni:
- la prosodia intrinseca, legata al profilo intonativo di un enunciato (che consente, ad esempio, di distinguere una frase affermativa da una interrogativa);
- la prosodia intellettiva, relativa alle funzioni di accentuazione delle diverse componenti enunciative (per cui possiamo comprendere il significato sarcastico della frase: "sei proprio simpatico", nel caso in cui l'accento sia posso sul termine "proprio");
- la prosodia emotiva, relativa alla funzione di espressione delle emozioni mediante il linguaggio (con la quale possiamo distinguere, ad esempio, il profilo della rabbia da quello della tristezza).
Delle tre, la funzione della prosodia emotiva è sicuramente la più importante, in quanto costituisce un costrutto complesso, caratterizzato da proprietà specifiche. La prosodia emotiva è infatti capace di svolgere una vasta serie di compiti: dalla trasmissione, perlopiù inconscia, degli stati interni di un soggetto attivo, fino al controllo e alla simulazione di quegli stessi stati.

I “segnali fisici”, invece, abbracciano tutta una serie di atteggiamenti che accompagnano i confronti diretti, ovvero, quelli presenti nel cosiddetto faccia a faccia. Essi riguardano gli aspetti posturali, gestuali e mimici, con un particolare riferimento a quelli mimico-facciali che, come è stato ampiamente appurato, hanno un accesso diretto ai canali psichici di richiamo delle emozioni.

3 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

...a me non so se la prosodia funziona. Mi sa che ce l'ho difettata perchè spesso quando "dico la mia" la gente mi guarda con gli occhi sbarrati come se si stessero chiedendo se sono o meno "tarata a piombo". NOn è una bella sensazione. Dico questo perchè spesso mi capita di essere sicura che il mio modo di dire le cose non dà adito ad equivoci e fraintendimenti; e invece... trakkete! Proprio quando mi sento di darmi una pacca sulla spalla per dirmi "bravissima, ti sei spiegata alla grande! Impossibile che non abbia/abbiano capito!" ecco che nascono i casini. Secondo me mi capita che non coordino bene la prosodia con i segnali fisici... suppongo che forse, magari a volte, può succedere che, sì insomma, un po' lo faccio apposta, un po' per vedere cosa succede. La tentazione è forte!Questo mondo è così triste senza un po'di sano "casino prosodiaco" (si dice così?)! E finchè si gioca è ok, ma quando devo fare le cose seriamente questo scoordinamento, che a volte se ne esce come se volesse fregarmi sul traguardo, beh crea dei problemi che divertenti non sono per nulla. Allora mi chiedo: non è che qualche mio antenato si è perso per strada un pezzo di proteina e che io di conseguenza mi ritrovo a fare i conti con i drammi dell' "Incompreso"??! NOn è che a me mi lavora solo la prosodia emotiva (tutti si accorgono subito se sono incazzata) e le altre due se la dormono come le marmotte e così il tono della mia voce fa un po' quello che gli pare e le mie domande sembrano affermazioni ecc...? E se ho solo una prosodia anzichè tre: si può guarire?

18:53  
Blogger Fatefaville ha detto...

Il linguaggio è uno strumento ambiguo. Il nemico della nostra prosodia probabilmente è non avere tempo per comunicare. La gente non comunica più "cantando". Comunica attraverso dati, espressioni compresse, nate per velocizzare la comunicazione. Nel gioco sociale la prosodia emotiva ha la necessità di adeguarsi al contesto. Le intenzioni primarie, spontanee, in questo gioco sono sempre frutto di una mediazione. Tocca diventare bravi ad adeguarsi al contesto, senza dissolversi. A sostituire la lamentazione con la partecipazione. Ad uscire da una morsa fatta di calcolo e misurazione, per intendersi totalmente. E' una forma d'ascolto. E l'ascolto richiede silenzio, il nostro silenzio e non quello del mondo, che per sua natura non può muoversi senza "rumore".

13:45  
Anonymous Anonimo ha detto...

...QUANDO LA MATTINA MI SVEGLIAVA IL CANTO DELLE CINCIE, DELLE BALLERINE, DEI MERLI E DELLO SCRICCIOLO MI CHIEDEVO SE IL MOTIVO PER IL QUALE PRENDESSE IL VIA IL CONCERTO FOSSE LEGATO ALLA NECESSITA' DI RENDERE NOTO AL MONDO CHE STAVA INIZIANDO UN NUOVO GIORNO. SAREBBE STATO INNATURALE E FORSE ANGOSCIOSO NON SENTIRE QUEI SUONI CHE ACCOMPAGNAVANO IL NASCERE DEL SOLE. E INFATTI QUANDO MI TRASFERII IN CITTA' PER UN PO' DI TEMPO MI SVEGLIAVO ALL'ALBA ED ANDAVO A CAMMNARE NEI PARCHI, PERCHE' MI SEMBRAVA CHE IL GIORNO "NASCESSE MORTO" SE NON UDIVO QUEI SUONI. ORA MI CI SONO ABITUATA, MA MI SVEGLIO UN PO' PIU' APATICA E TRISTE RISPETTO AD UN TEMPO. COSI' COME LE NOTTI ESTIVE MI SEMBRANO MALATE SENZA IL CANTO DEI GRILLI E SPESSO LE PASSO INSONNI RESPIRANDO UN'ARIA CHE NON SENTO MIA. ANCHE ORA CHE IN QUEI BOSCHI SPESSO CI TORNO E' RARO CHE RIESCA AD AVVERTIRE NUOVAMENTE QUELLA SENSAZIONE DI TOTALE APPARTENENZA, DI COMPLICITA' E DI ASSOLUTA SICUREZZA. FORSE E' UN SISTEMA DI DIFESA. SE OGNI VOLTA CHE RITORNO LASSU' MI CALASSI IN QUEL CONTESTO COME FACEVO UN TEMPO, FORSE NON POTREI PIU' ANDARMENE E DOVREI AFFRONTARE ANCORA UNA VOLTA LA "MALATTIA DEL DISTACCO". CERCO QUELLA SENSAZIONE IN ALTRE COSE ORA E QUANDO MI SONO RESA CONTO DI POTERLA RITROVARE ANCHE IN UN CONTESTO "CITTADINO" HO COMINCIATO A "GUARIRE DALL'APATIA E DALL'INSODDISFAZIONE". L'HO RITROVATA NELLA LETTURA. CERTO ASSUME CONNOTAZIONI MOLTO DIVERSE, MA IN FONDO LA SENTO, E'LI', PRESENTE E RASSICURANTE. POI HO SCOPERTO LA PITTURA, IL COLORE, LA FORMA, LA PROFONDITA'. DIPINGERE BOSCHI E' UN MODO PER SENTIRMI A CASA. NON POTREI PIU' FARNE A MENO, NEMMENO SE A CASA CI TORNASSI DAVVERO. E IL FATTO CHE ORA DIPINGO ANCHE PERSONE FORSE E' UN SINTOMO DI PIENA ACCETTAZIONE DEL MIO NUOVO MONDO. PRIMA LE PERSONE ERANO UN DI PIU', NON SEMPRE GRADITO, A VOLTE SEMPLICEMENTE INVADENTE. CREDO CHE POSSA ESSERE MOLTO SIMILE IL CANTO. CREDO CHE GLI UCCELLI CANTINO PER I LORO SIMILI. E' UN FATTO ISTINTIVO, UN MODO PER DIRE CHE CI SONO, PER OCCUPARE IL LORO SPAZIO NEL MONDO, PER SENTIRSI A CASA OVUNQUE. CANTARE E' UN MAGNIFICO MODO PER OCCUPARE IL PROPRIO SPAZIO NEL MONDO. PURTROPPO NON SONO UN USIGNOLO ED IL RISCHIO E' QUELLO DI OCCUPARE IL MIO SPAZIO IN MANIERA MALDESTRA. NON PER NIENTE CI VUOLE LA TECNICA.DATEMI LA TECNICA CHE CI PROVO!

10:46  

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